
Un aspetto da non sottovalutare è quello etico.
Come noto a tutti gli operatori,
la qualità percepita dal paziente è poco o nulla correlata alla qualità reale dei
manufatti protesici che gli vengono inseriti in bocca.
La natura, benevola, tende poi a compensare, per un po' di tempo, gli errori, anche
macroscopici, dell'operatore.
Il resto lo fa la memoria del paziente che dopo tre o quattro anni tende a dimenticare
il disconfort patito ed ad essere favorevole ad un rifacimento.
Di ciò, ne approfittano operatori privi di scrupoli, primi fra questi i dentisti
abusivi, per proporre e realizzare terapie solo apparentemente e momentaneamente
idonee allo scopo che si prefiggono.
Di fatto violando il primo fra i presupposti dell'etica medica “
primum non nocere”
cioè innanzitutto non fare danni.
Relativamente dannose sono le protesi mobili tradizionali, ancor di più quelle combinate,
dannose le devitalizzazioni ed addirittura i ponti che sfruttino elementi naturali.
Tutto ciò, a maggior ragione, se vengono realizzate in regime di economia da chi
vede il paziente come cliente da cui trarre utile ancor prima che come obiettivo
di una terapia riabilitativa.
La terapia implantoprotesica si pone invece come terapia definitiva incontrando
solo nel costo il limite alla sua diffusione.
La ricerca di materiali e metodi che, abbassandone il costo, ne consentano
l'accesso ad una più vasta gamma di pazienti, trova motivazioni etiche anzi che
economiche.